venerdì, Aprile 19, 2024
VIDEOGAMES

Intervista a Yonder, indie software house italiana

 

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Yonder è una promettentissima software house indipendente italiana che ha già all' attivo un gioco, Red Rope: Don't fall behind, e sta per lanciare sul mercato la sua seconda fatica, Circle of Sumo.

Siamo rimasti molto colpiti dai concept e dallo stile dei loro prodotti e quindi non abbiamo esitato nello scambiare quattro chiacchiere con questa interessante realtà creativa del nostro paese.

Buona lettura.

Meniac! : Ciao da tutto lo staff di Meniac!. Parlateci brevemente di Yonder e di cosa vi ha spinto a lavorare nel campo dei videogames.

Yonder : Ciao a tutti! Yonder è un team di sviluppo che lavora insieme dal 2013. Ci siamo incontrati nell’ambito dell’AIV (Accademia Italiana Videogiochi), ma proveniamo da esperienze e formazioni molto diverse. Ciò che ci accomuna è la passione per i videogiochi e la convinzione che quello videoludico sia un mezzo espressivo dall’enorme potenziale e un interessante campo di sperimentazione.

Meniac! : Avete già all’ attivo un interessantissimo titolo, Red Rope: don’t fall behind. Siete soddisfatti del prodotto finito ?

Yonder : Quello che ci viene subito da dire è: assolutamente sì. Con lo stesso affetto e lo stesso orgoglio di un genitore che parla del proprio figlio. Abbiamo lavorato a Red Rope per più di un anno e mezzo, al meglio delle nostre possibilità, con impegno e dedizione. È il gioco stesso ad averci ispirati nel voler sviluppare qualcosa di più di un piccolo prodotto commerciale. Ancora oggi il risultato sorprende noi per primi.

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Meniac! : A posteriori, cosa inserireste oggi in Red Rope ?

Yonder : Per essere il primo gioco di una software house indipendente completamente sconosciuta, attorno a Red Rope si è creata una discreta community, ma di certo non ha raggiunto il successo che osavamo sperare. È anche vero che abbiamo investito molto poco in comunicazione e il giorno del lancio il gioco ha ricevuto una scarsissima se non nulla copertura stampa. Tornassimo indietro cercheremmo sicuramente di colmare questa mancanza (anche se non è detto che il risultato sarebbe stato diverso).

Un’altra cosa di cui ci pentiamo è l’aver trascurato l’inserimento di altre lingue oltre l’inglese, Per quanto in Red Rope siano presenti pochi dialoghi e l’aspetto narrativo sia affidato più all’ambientazione che alla storia, ci è dispiaciuto molto non aver implementato un’architettura che supportasse il multilingua.

Meniac! : Il vostro prossimo prodotto sarà Circle Of Sumo. Noi siamo rimasti molto colpiti dal concept semplice ma geniale di questo titolo e non vediamo l’ora di provarlo. Come è nata l’ idea di un brawler basato sul Sumo ?

Yonder : Quando dobbiamo immaginare un nuovo gioco, cerchiamo di focalizzarci su pochi e semplici elementi. Per Red Rope c’è stata la corda e la tensione fra i due personaggi. Per Circle Of Sumo, il cui concept, come nel caso di Red Rope, nasce da una game jam, sono stati l’idea del cerchio e l’applicazione della fisica. Da questi elementi abbiamo immaginato un gioco che sfruttasse alcune specifiche dinamiche  istintivamente divertenti, come spingere, respingere e rimbalzare. È cosi che ci è venuta l’idea dei lottatori di Sumo, dei cerchi perfetti visti nella visuale top-down, che devono spintonare gli avversari fuori dal ring per vincere la partita. Il ring stesso è un cerchio e ci siamo divertiti a immaginare tutti gli scenari possibili in cui un cerchio potesse rappresentare un ring (dal tradizionale dohyo, fino ad arrivare alla cima di una torre, a isole deserte, giostre rotanti, cimiteri assolati, rotonde del traffico, etc.). Dopo aver sviluppato il concept di base ci siamo resi conto che il cerchio e la fisica potevano essere applicati anche ad altre tipologie di gioco. Abbiamo pensato così di inserire i lottatori di Sumo in altri contesti ludici, come il campo da calcio, la pista di pattinaggio sul ghiaccio, il tavolo da biliardo, etc. E il risultato ci è sembrato molto divertente.

Oggi Circle Of Sumo è una raccolta di minigiochi (multiplayer e single player) per tutti i palati, da giochi originali a riproposizioni di sport come il calcio o l’hockey, fino ad omaggiare la storia stessa dei videogames in vari modi.

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Meniac! : Rispetto al precedente titolo che aspettative avete riguardo a Circle Of Sumo?

Yonder : Pensiamo che Circle Of Sumo possa raggiungere un pubblico diverso, più ampio, in quanto si tratta di un gioco più accessibile rispetto a Red Rope che è decisamente più hard-core.

Meniac! : Raccontateci come si sviluppa un vostro workflow creativo. Come nasce e come si sviluppa un prodotto a brand Yonder?

Yonder : Generalmente, come spiegato anche sopra, preferiamo partire dai singoli elementi. Se questi ci suggeriscono delle dinamiche valide e spontaneamente divertenti, allora cerchiamo di elaborarle per farle diventare delle vere e proprie meccaniche. Puntiamo molto sulla semplicità, sulla pulizia del gameplay e sulla scalabilità del concept. È molto importante per noi rimanere ancorati al concept, in modo da non perdere il controllo del gioco che stiamo sviluppando.

Meniac! : Quali difficoltà affronta oggi una software house indipendente ?

Yonder : Ovviamente le difficoltà che incontra una software house indipendente sono quelle incontrate da qualsiasi impresa emergente che immette il proprio prodotto in un mercato vastissimo che comprende  prodotti ben più noti e ad alto budget. La sfida è quella di lavorare quotidianamente per ritagliarci il nostro spazio all’interno di questo mercato, puntando sulla riconoscibilità stilistica dei nostri prodotti

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Meniac! : Nonostante il mercato dei videogame e dell’ informatica in generale oggigiorno non ha limiti territoriali, essere una software house italiana pone dei limiti a livello di credibilità, esposizione, distribuzione, contatti ?

Yonder : Non pensiamo che ci sia il rischio di risultare poco credibili agli occhi del mondo. Essere una software house italiana pensiamo possa tutt’al più incuriosire il pubblico internazionale. Il pregiudizio nei confronti dei prodotti italiani si cova più spesso a casa nostra che altrove. Ma il settore in Italia è visibilmente in crescita, nonostante i publisher italiani siano ancora pochi e le aziende ancora per lo più molto piccole. Siamo sicuri che un futuro roseo attenda lo sviluppo italiano.

Meniac! : Abbiamo parlato di difficoltà e possibili svantaggi. Ora però parliamo di cose positive. Per la vostra esperienza nel campo che vantaggi ha essere indipendenti ?

Yonder : Essere indipendenti per noi è molto importante. Quest’autonomia ci permette di esprimerci liberamente e di sperimentare, portando avanti una nostra personale visione estetica.

Meniac! : Cedereste mai alle coccole di una multinazionale del software ?

Yonder : Non c’è da parte nostra una rivalità a prescindere nei confronti delle multinazionali del software. Diciamo che dipenderebbe un po’ dal tipo di accordo. Se non ci fosse negata la nostra autonomia creativa non avremmo nessun problema a relazionarci con loro. D’altronde se una multinazionale dovesse prendere accordi con noi significherebbe che è interessata alla nostra visione estetica e a quel punto la vivremmo come un’opportunità.


Meniac! : Prima di salutarci l’ ultima doverosa domanda: avete già altre idee in cantiere ?


Yonder : Sì, roba forte, ma ancora presto per dare anticipazioni.

 

Grazie a Yonder per la disponibilità e un grande in bocca al lupo da tutto lo straff di Meniac!

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