mercoledì, Novembre 6, 2024
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Akka Arrh – La nostra recensione

Akka Arrh è un piccolo capolavoro!

Pronti per la sesta dimensione?

Ci sono momenti nella storia del mondo videoludico che rimarranno per sempre scolpiti nella memoria.

Molti di questi momenti sono stati siglati dall’ immortale Llamasoft, software house che ha dato i natali a titoli che rimarranno per sempre nell’ olimpo dei giochi ( es. Attack of the Mutant Camels ).

Dietro Llamasoft c’è il genio visionario di Jeff Minter, eminenza grigia del mondo dello sviluppo videoludico.

Atari, dopo più di 40 anni, riesce a mettere le mani su un gioco che fino a poco tempo fa era solo un prototipo arcade e decide di metterlo nelle sapienti mani di Minter & Co al fine di completarlo, modernizzarlo e renderlo commerciabile.

Torna così, perchè a tutti i conti si tratta di un “torna”, Akka Arrh, shooter a stampo strategico che, grazie alla classe della software house, raggiunge un livello di immersività, complessità e longevità senza precedenti.

LSD in video

Prendete il concept base di Missile Command, con le sue esplosioni ad area, piazzate questa feature all’ interno di stage ad arena, con wave di nemici, combo, potenziatori e molto altro ancora ed ecco, in estrema sintesi, Akka Arrh.

Diciamo che il gameplay inizia come uno shooter, anche abbastanza semplice, per poi iniziare a sfociare in terreni più consoni ad un puzzle game.

Akka Arrh riesce a nascondere più anime che si inseriscono man mano che si prosegue nel gioco. Stage dopo stage ci troveremo ad affrontare la sfida che ci vede protagonisti sempre in modo differente, beneficiando di ciò che abbiamo appreso fino a quel momento ma cercando una nuova strada per completare il livello di turno.

Graficamente siamo sul minimal. Tutto è molto essenziale ma ben definito. C’è tutto quello che ci deve essere, senza dover inserire per forza chissà quali elementi grafici.

Tutto è molto geometrico e si ha come l’ impressione di stare all’ interno di un paesaggio che ha un qualcosa di floreale.

Akka Arrh meniac recensione 1

Attenzione… il gioco, in tutto e per tutto, “sparaflasha” il player di turno con luci pulsanti e colori sgargiantissimi. Giocare ad Akka Arrh è come fare un viaggio lisergico.

C’è da dire che si può diminuire il livello di “sparflashamento” e quindi, se siete sensibili a questo tipo di impulsi, sarete liberi di limitarli tramite le impostazioni grafiche.

Sempre tramite le impostazioni sarà possibile modificare la grana a video e simulare o meno l’ aspetto in stile CRT.

Altro punto forte di questo gioco sono le musiche. Siamo di fronte all’ ennesima genialata: tutte le musiche sono generative, come se si plasmassero intorno al modo di giocare il livello e alle azioni intraprese.

Il tutto crea un mood particolare, quasi straniante che rende l’ esperienza di gioco ancora più totale e complessa. Diciamo che è una sorta di OST che si va a creare da giocatore a giocatore. Strepitosa!

Da avere. Punto.

Akka Arrh è un gioco ancorato a canoni del passato ma che riflette una modernità fuori dal comune. Un concept apparentemente semplice ma che nasconde una profondità senza eguali.

Un gioco che si muove tutto intorno al movimento della nostra torretta con la testa da teschio di bufalo e di un unico bottone.

Pochi comandi a corredo di un titolo dallo stile assolutamente unico, con tante tante idee sapientemente frullate insieme al fine di creare un qualcosa che sfocia quasi nell’ onirico.

Non ultimo, il gioco ha tanto umorismo; da quasi l’ impressione di non prendersi troppo sul serio anche se in realtà di serietà e di perfezionismo c’è veramente tanta e lo si avverte fin dalle primissime battute, anzi, già solo dalla schermata inziale di selezione.

Vi giuro, una volta iniziato a giocare è veramente difficile staccare le mani dal pad.

Chiudo sottolineando che il gioco è in italiano e non è cosa da poco in quanto si riesce in tutto e per tutto ad apprezzare ancora di più lo stile e l’ amore messo nel titolo dalla software house.

Che dire…. Akka Arrh è un piccolo capolavoro.

Grazie Atari.

Ancora una volta grazie Jeff Minter.

Augh.


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